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Nasce la rubrica “La Quarta Era si racconta”, un piccolo format che cerca di avvicinare La Quarta Era al pubblico, mostrando nel dettaglio chi sono i membri di questa fantastica associazione. Un’intervista mirata, cercando di inquadrare il cosplay e il mondo tolkieniano, rivelando come queste due passioni possano coesistere.
Ciao Davide, prima di iniziare l’intervista vera e propria, vuoi raccontarci qualcosa su di te?
Ho ventuno anni e vivo a Savona, ho studiato lingue al liceo e in attesa di entrare al conservatorio di Torino sto studiando tutt’ora lettere musica e spettacolo all’Università di Genova, di cui sono al secondo anno. Dal 2011 studio canto lirico e sono un baritono. La mia vera passione, per la quale mi impegno continuamente per fare in modo che si trasformi nella mia fissa occupazione, è l’opera lirica e da quando mi tocca andare a Genova per ragioni legate all’università non mi sono perso una prima del Carlo Felice. Ad ogni modo sono anche un discreto cinefilo e il piacere che ho nel fare cosplay deriva anche dal fatto di interpretare, tra la gente, i personaggi dei film che più mi hanno affascinato e perché no, di incontrarne altri.
Come hai conosciuto il mondo del cosplay?
Non saprei, a dire il vero, come io sia arrivato a conoscenza del mondo del cosplay, forse da quando il Lucca Comics iniziò a divenire grande attrazione e meta di turisti da tutto il mondo, quindi direi sui primi anni del duemila, considerato che esiste dalla metà degli anni novanta, e vedere non solo che fu il primo concept di quel calibro in Europa, ma che oggi è il terzo più grande concept di cosplay al mondo è orgoglio e vanto, in qualche misura. Quindi direi sia così che io ne sono entrato in contatto, scoprendo che a poco a poco si facevano strada, anche qui nel nostro paese, manifestazioni ed eventi di questo tipo, prima di stampo solo nipponico e americano ed infine globale. Anche se devo dire che solo dopo qualche anno cominciò davvero a piacermi, in quanto subito subivo l’aspetto per me troppo orientale del fare cosplay e non amando particolarmente i manga confesso di aver avuto bisogno di un po’ di tempo prima di apprezzare davvero l’arte del cosplay in quanto tale, e tutt’oggi ad essi prediligo nettamente cosplay di film e videogiochi.
Ti ricordi quale è stato il primo cosplay che hai indossato e dove?
Il primo cosplay che indossai fu un cosplay di gangster anni ’30 insieme ad alcuni altri miei amici, peraltro alcuni di loro iscritti anch’essi qui alla Quarta Era, al Lucca Comics and Games del 2013. Fu molto semplice per me da realizzare e totalmente assente di spese, in quanto personalmente, prediligo un abbigliamento elegante tutti i giorni e quindi mi trovavo già in possesso di una vasta scelta di abiti a doppio petto che potevo sfruttare per l’occasione. Oltretutto, praticando anche il soft air, possedevamo già i fucili che ci sarebbero serviti per l’occasione, come il classico Thompson del ’28 con caricatore a tamburo. Fu molto divertente e portai questo cosplay a Lucca per due anni consecutivi, insieme a chi dei miei amici si divertì e volle portarlo ancora una volta.
Cosa vuol dire per te fare cosplay?
Il cosplay per me significa semplicemente divertirsi con gli amici interpretando i personaggi e i protagonisti dei film che amiamo e che più ci hanno appassionato. E’ emozionante e socievole sfilare tra la folla e posare, rendendosi disponibili per fare le foto coi visitatori e gli altri cosplayers. Ma non solo: è soprattutto importante, per me personalmente, che tutto ciò avvenga in compagnia degli amici, in modo da vivere con loro nuove avventure ogni volta, infatti il bello di partecipare personalmente a questi eventi è anche e soprattutto il tragitto per essi, anche perché il viaggio e ciò che accade durante esso possono essere divertenti e memorabili almeno quanto il concept vero e proprio. Questo a maggior ragione a Lucca anche perché, venendo da distante, il viaggio richiede sulle quattro o cinque ore circa, tempo in cui ci si cerca di divertire e si tenta di trovare i modi per non annoiarsi. Dopo tutto, come anche Casanova disse: “E se l’attesa del cosplay fosse essa stessa il cos…Ah no.
Hai un personaggio in particolare al quale sei legato?
Il cosplay, nonché personaggio al quale credo di essere più legato è proprio Re Thranduil da Lo Hobbit. Devo dire che se avessi avuto a disposizione solo la trilogia del Signore degli Anelli da cui trarre un cosplay non avrei proprio saputo quale personaggio avrei avuto il piacere di interpretare, ma finalmente, dopo aver visto La Desolazione di Smaug, secondo capitolo de Lo Hobbit, ho avuto anch’io l’onore di avere un personaggio preferito in ciò che potremmo, volendo, considerare una sestologia. Re Thranduil mi affascina soprattutto perché mi ritrovo nel suo carattere e provo grande empatia col suo personaggio ogni volta che ho l’onore di guardare il film, nel quale, secondo me, è stato reso alla perfezione. Mentre gli elfi di Imladris sono a mio avviso sì molto eleganti, ma alla lunga noiosi, Thranduil riesce sempre a stupire. E’ molto leggiadro ed elegante, ma la sua è un’eleganza portata all’estremo, originale, allo stesso tempo barocca, ma anche decisamente rustica, per via delle tante decorazioni in legno, in primis trono e corona. L’aspetto che più mi accomuna con questo personaggio è il fatto di non riuscire a fare a meno della teatralità. Thranduil è infatti anche dotato di immensa presenza scenica e maestosità, che non abbandona mai neanche in battaglia, nonché di temperamento spesso furente, aspetto che gli conferisce un aspetto molto più virile degli altri elfi. Senza dubbio l’elfo meglio riuscito di tutti i sei film. Adoro anche come lo staff de Lo Hobbit abbia reso il reame boscoso, in quanto temevo, prima di vedere il film, che venisse realizzato troppo simile a Lothlòrien, timore che è svanito con la visione del film. Devo, anzi, dire di essere contento dell’ambiente sotterraneo del reame di questo grande re che si può definire anch’egli un “re sotto la montagna”.
 
Come hai conosciuto La Quarta Era?
Conobbi la Quarta Era al Lucca Comics and Games del 2015, anno in cui io ed altri miei amici decidemmo di portare dei cosplay di Star Wars per via dell’uscita imminente di quel fiasco tremendo che poi si è rivelato essere il settimo capitolo. Nei panni del Conte Dooku, incontrai alcuni membri de La Quarta Era con cui feci alcune foto e furono proprio essi stessi a rendermi nota l’associazione.
Cosa pensavi de La Quarta Era prima di farne parte?
Anche prima di farne parte consideravo spettacolari e pittoreschi i cosplay de La Quarta Era, che già a prima vista dal vivo sembrava un’associazione più che ben organizzata e formata da persone più che capaci sia con le stoffe che col trucco e tutto ciò si conferma con una anche rapida occhiata al sito e alle relative foto. Da esterno avrebbe fatto piacere, un giorno, fare parte di questa bella associazione, ed è bello tutt’ora che vi sono dentro: in qualità di membro infatti ho conosciuto molte altre persone simpatiche e disponibili con cui ho avuto modo di ambientarmi bene al suo interno.
E ora?
Ora ne ne faccio parte è altrettanto bello e divertente, i relativi gruppi Facebook e Whatsapp sono sempre molto attivi e spesso grazie ad essi ho scoperto molti altri eventi che prima non conoscevo. Il gruppo presenta anche altre belle iniziative come anche questa possibilità di rendere pubblica una propria intervista, e di ciò ringrazio caldamente gli amministratori e i membri attivi. Vi sono molto obbligato!
Cosa ti ha spinto ad unirti all’associazione?
Ho deciso di unirmi all’associazione in quanto prima in Italia di cosplay
tolkieniano, che permette non solo nel periodo del Lucca Comics, ma anche durante tutto il resto dell’anno di ritrovarsi tra associati e di partecipare anche a piccoli, ma piacevoli incontri in giro per l’Italia, pur non essendo concept specifici.
Qual è stato il primo costume che hai indossato con La Quarta Era?
Il primo personaggio di cui ho fatto il cosplay, una volta nella Quarta Era, è stato Re Thranduil.
Cosa vuol dire per te essere un elfo?
Essere un elfo non è niente male, è una razza prestigiosa e fiera non solo da vedere sullo schermo, ma anche da interpretare. Certo, sempre se si riesce a sopportare l’immensità di persone che pestano lo strascico…
Hai in progetto nuovi cosplay?
Sul momento non sono troppo certo, di sicuro porterò il cosplay del re di Mirkwood molte altre volte, e credo sempre, con La Quarta Era. Ad ogni modo in un futuro prossimo mi piacerebbe realizzarne uno di Anton Chigurh, il folle assassino di Non è un paese per vecchi. Altro cosplay che mi attira da tempo e che richiederebbe la spesa minima da parte mia, in quanto possiedo già il frac, sarebbe il Dracula del 1931 interpretato dal leggendario Bela Lugosi, attore col quale vanto discreta somiglianza, di cui sicuramente realizzerò il cosplay al centenario. Sicuramente poi un altro personaggio di cui adorerei portare un costume, che ancora una volta non avrebbe costi, è il Padrino, personaggio della mia trilogia preferita.
Cosa ti è piaciuto di più nella trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli? E nella trilogia de Lo Hobbit? Perché?
Io trovo tutto molto bello bello ed affascinante di entrambe le trilogie, soprattutto come sono stati realizzati personaggi ed ambientazioni. Molti appassionati della prima, classica, trilogia non hanno apprezzato come sia stata realizzata la seconda, a partire dal fatto che tutto ciò che vediamo è reso estremamente più comico, a volte anche troppo, ma io ho sempre deciso già dall’uscita del primo capitolo questa decisione, dopotutto Lo Hobbit è una storia quasi solo di nani, creature buffe e scalmanate delle quali la sobrietà non è decisamente la prima caratteristica. Inoltre molte altre lamentele hanno riguardato il fatto che mentre la trilogia de Il Signore degli Anelli era estremamente realistica all’impatto visivo, quella de Lo Hobbit è invece molto più simile ad un cartone che ad un film: tutti i personaggi possiedono tratti più o meno caricaturali, come nasi o orecchie accentuatissimi, ma tutto ciò denota maggiormente i personaggi: i nani sono più fisici, gli elfi molto più eterei. Inoltre anche quell’illusione di realismo che la prima trilogia era stata in grado di donare, qui va totalmente a farsi benedire, tutto ciò aiutato da un Legolas ancora più esagerato (nonostante non dovrebbe neppure esserci) e da un Dain Piè di Ferro che prende a testate delle sorte di Uruk-Hai (ma non nascevano con Saruman?). Fermo restando che ci sono comunque grandi rappresentazioni realistiche là dove esse sono state volute, come nel caso del possente drago Smaug. A mio avviso, ad ogni modo, difetti esclusi che tratterò dopo, è bello vedere queste svariate differenze tra le due trilogie, mentre nel 2001 era bello vedere come, per la prima volta, un grande regista era riuscito a rendere realistico il fantasy, cosa che a dirsi sembrerebbe quasi un ossimoro, oggi non ha quasi più senso un’operazione di questo tipo, essendo che ormai ogni cosa, nel cinema, sembra reale. Arrivati a questo punto si devono trovare altre vie, che altri ancora non hanno trovato, il genio di Peter Jackson già lo fece nel 2000 e lo ha fatto di nuovo, stupendoci ancora. Insomma, per come la vedo io, le due trilogie rappresentano non solo due storie, ma anche due modi differenti ma entrambi molto efficaci di realizzare il fantasy. Tuttavia detto questo credo sia molto più semplice raccontare cosa mi è piaciuto di meno e cosa tutt’ora contesto della trilogia de Lo Hobbit, prima fra tutte il fatto che sia una trilogia tratta da un livello che non è neppure spesso un quarto di uno dei volumi de Il Signore degli Anelli, ciò rende evidente il fatto che contrariamente alla prima trilogia, questa non sia molto filologica all’opera letteraria, anche se l’idea di allungare una piccola vicenda con elementi presenti nelle appendici non è stata poi così male. Elemento impossibile da non contestare è infine la a dir poco fuori luogo presenza di Legolas. Ci si potrebbe chiedere perché, ad esempio non sia stato lui ad uccidere Smaug, vista la sua abilità di arciere infallibile…
DOMANDA BONUS
Cambiando argomento ma rimanendo sempre in tema tolkieniano, sei un’appassionato delle opere letterarie di Tolkien? Ne hai una preferita?
Per la verità mi ritengo più appassionato dei film di Peter Jackson sulle opere di Tolkien più che su esse stesse, infatti devo confessare di non averne lette alcune e di averne invece lette altre solo in parte però se dovessi scegliere l’opera di Tolkien che preferisco, credo sarebbe il Silmarillion, in primis perché offre un vasto panorama sulla creazione del mondo narrata come farebbe un testo sacro poietico, a cui l’autore si rifà volontariamente, inoltre anche perché in esso vengono narrati molti avvenimenti che nelle altre opere vengono solo accennati e fornisce al lettore un’importante cronologia degli eventi, soprattutto sulla gioventù e le origini di Sauron e del suo maestro Morgoth e di come quest’ultimo abbia creato gli orchi. Viene chiarito inoltre il motivo dell’aspra contesa tra Thranduil e i nani di Erebor, ovvero le gemme “di pura luce stellare”. Alcune di queste cose vengono ad ogni modo citate da Peter Jackson, in modo molto intelligente, nei suoi capolavori cinematografici, ma spesso sono solo esili citazioni non troppo specificate alle quali in questo volume di Tolkien si possono trovare delle risposte e proprio per questo lo consiglio caldamente. Altro libro comunque meraviglioso ma per altri motivi è Lo Hobbit, bello soprattutto perché rilassante e dal lessico facile, quasi puerile, volutamente stile fiaba per bambini. E’ impressionante come un uomo di fine Ottocento abbia avuto una fantasia così incredibile, che è in grado di saziarci tutt’oggi, un secolo dopo.

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